Nelle ultime quattro decadi, l’obesità nella fascia d’età tra i 5 e i 19 anni è aumentata di 8 volte a livello globale (1) e il quadro in Italia non è rassicurante, considerato che 1 bambino su 4 è obeso o in stato di sovrappeso (2). Il fatto che ci sia ancora molto margine di miglioramento in questo senso ha spinto la Federation of International Societies of Pediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (FISPGHAN) a stilare un position paper sul tema, facendo il punto sui fattori di rischio e le strategie prioritarie da adottare, anche tenendo conto del rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità redatto a Ginevra nel 2016, sull’obesità infantile.
Il documento si indirizza a tutti gli stakeholder: le azioni proposte non riguardano dunque solo i singoli individui, ma anche la società nel suo insieme, il mondo medico e le famiglie. Solo un approccio di natura integrata potrà infatti essere efficace nel raggiungimento dei risultati.
Ecco una sintesi dei punti principali affrontati nel documento:
- tra i fattori predittivi dell’obesità infantile, spesso sottovalutati vi è il BMI della madre al momento del concepimento, il quale risulta essere più rilevante dello stesso incremento ponderale durante la gravidanza. A tal proposito, gli esperti suggeriscono l’importanza di raggiungere la condizione dinormopeso prima del momento concepimento;
- anche la promozione dell’allattamento al seno risulta, ancora una volta di fondamentale importanza, in quanto da recenti studi si evince che i bambini allattati al seno risultano meno propensi a incrementi ponderali eccessivi. Emergono inoltre dati sulla relazione inversa esistente tra la durata dell’allattamento al seno e la successiva prevalenza dell’obesità. Anche la qualità delle formule influenza il peso del bambino: secondo trial randomizzati presi in analisi dalla revisione, dovrebbe essere promosso il consumo di formule con un contenuto proteico che si avvicina a quello del latte materno;
- dato che i modelli dietetici acquisiti nella prima infanzia tendono a
persistere lungo l’arco della vita, la promozione di sane abitudini
alimentari deve partire sin da subito.
Una maggiore aderenza alla dieta Mediterranea, ad esempio, si associa ad una migliore composizione corporea nei bambini in età scolare; contrariamente, il rischio di sovrappeso aumenta, come noto, in caso di elevato consumo di fast food, snack e bevande zuccherate;
- raccomandazioni vengono date anche in merito alla promozione dell’attività fisica, un elemento prezioso all’interno di strategie multidisciplinari per la prevenzione dell’obesità. Dovrebbero essere a tal proposito promossi quegli ambienti sociali che facilitano ed incoraggiano l’attività fisica. Dovrebbe, poi, essere limitato l’utilizzo dei dispositivi elettronici durante i pasti e nelle camere da letto;
- a livello di industria alimentare, un’etichettatura facilmente comprensibile e codificata per colore, potrebbe incentivare una scelta alimentare basata su logiche di salute, piuttosto che sul prezzo; auspicabili anche il divieto di pubblicizzare alimenti non adatti ai fabbisogni dei bambini oppure incentivi a scelte alimentari più sane attraverso apposite tassazioni (1).
Ai pediatri spetta il ruolo attivo di sostenere le famiglie in comportamenti più positivi per la salute dei bambini, oltre che quello di favorire anche a livello sociale misure a tutela dei più piccoli (1).
- Berthold K.; Fishbein M.; Lee, Seah W. … Verduci E. Prevention of Childhood Obesity. A Position Paper of the global Federation of International Societies of International Societies of Pediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (FISPGHAN). J. Ped.
- Istituto Nazionale di Statistica (2019). Eccesso di peso in calo, sport in aumento 2019.