Idratazione, lipidi circolanti e salute cardiometabolica negli anziani

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Un’assunzione inadeguata di acqua, in ragione dell’ormai nota associazione tra idratazione e metabolismo lipidico, concorre ad un maggior rischio cardiometabolico negli adulti più anziani. È quanto emerge da un recente studio pubblicato sul The Journal of Nutrition e supportato in parte dall’Agricultural Research Service (USDA) e dal National Heart, Lung, and Blood Institute Framingham Heart Study (1).

Con l’invecchiamento, infatti, l’acqua corporea totale diminuisce, anche a causa della progressiva sarcopenia (o perdita di massa magra), così come la percezione della sete e la capacità renale di concentrare le urine. In ragione di tali manifestazioni, nelle più recenti Linee Guida per una sana alimentazione del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA) sono state aggiunte informazioni ulteriori sul consumo di acqua, il cui fabbisogno minimo giornaliero in età geriatrica dovrebbe attestarsi intorno ad 1,5 litri o alternativamente ad un 1 ml/kcal di energia spesa (2).

Lo studio ha raccolto il materiale necessario a partire da due coorti differenti (FHS Second Generation-Gen2 e First Generation FHS Omni -Omni1), arrivando a un campione finale di 2238 partecipanti con età media di 70 anni, di cui il 55% donne. L’assunzione media di acqua totale giornaliera era per gli uomini 2098 ml e per le donne 2109 ml, dunque sufficiente rispetto alle raccomandazioni. Per ottenere tali valori lo studio si è avvalso dell’utilizzo di un Food Frequency Questionnaire (FFQ) modificato per includere anche il consumo di acqua di rubinetto e in bottiglia. Inoltre, per misurare l’idratazione è stato utilizzato un marcatore per la diluizione delle urine (creatinina urinaria) mentre per individuare i fattori di rischio cardiometabolico sono state svolte le analisi del sangue (così da rilevare glucosio plasmatico a digiuno, trigliceridi, colesterolo totale, HDL, LDL, emoglobina glicata, proteina C reattiva e pressione arteriosa) (1).

Dall’analisi dei dati è emerso come l’assunzione di acqua totale (o la somma di acqua contenuta negli alimenti e nelle bevande), l’assunzione di bevande e l’assunzione di acqua semplice mostrassero tutte associazioni positive con il metabolismo lipidico. Le concentrazioni di creatinina nelle 24 ore hanno infatti evidenziato come una miglior idratazione sia relazionabile a concentrazioni inferiori di trigliceridi e colesterolo e superiori invece per il colesterolo HDL. I risultati così ottenuti si aggiungono alla crescente evidenza che un’assunzione inadeguata di acqua concorre ad un maggior rischio cardiometabolico, ancor più per gli anziani, già fortemente esposti a queste condizioni a causa dei fenomeni di invecchiamento.

  1. Jacques, P. F., Rogers, G., Stookey, J. D., & Perrier, E. T. (2021). Water Intake and Markers of Hydration Are Related to Cardiometabolic Risk Biomarkers in Community-Dwelling Older Adults: A Cross-Sectional Analysis. The Journal of Nutrition, 151(10), 3205-3213.
  2. Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (2019). Dossier Scientifico delle Linee Guida per una sana alimentazione (Edizione 2018). https://www.crea.gov.it/web/alimenti-e-nutrizione/-/nuove-linee-guida-per-una-sana-alimentazione-edizione-2018-