Quando si mangia in compagnia, le dimensioni dei pasti potrebbero aumentare fino al 48%: è quanto emerge da una metanalisi realizzata dai ricercatori della University of Birmingham, pubblicato su The American Journal of Clinical Nutrition.
L’analisi di ben 42 studi che hanno valutato gli effetti del consumo di pasti in compagnia ha confermato evidenze in parte già note: insieme agli altri mangiamo di più rispetto a quando siamo soli, dal 29% al 48% in più per la precisione. Curiosamente – secondo uno degli studi analizzati – la “social facilitation of eating”, come la definiscono gli esperti, sembra verificarsi soltanto nei soggetti normopeso, mentre nei soggetti sovrappeso sarebbe l’opposto, con pasti più piccoli del 18% in compagnia.
Se da un lato mangiare regolarmente in compagnia è positivo perché contribuisce allo sviluppo delle relazioni interpersonali e ci fa stare bene, dall’altro rischia di portare alla sovra-alimentazione. La spiegazione potrebbe risiedere in un meccanismo evolutivo che ha avuto origine quando l’uomo doveva procacciarsi cibo in condizioni di scarsità, ma che mal si adatta ad un contesto nel quale questo è al contrario abbondante: un interessante spunto di riflessione in un mondo il cui l’alimentazione e il cibo assolvono sempre più una funzione sociale ed edonistica. Per poter dunque sperimentare i vantaggi del “social eating” evitandone i potenziali inconvenienti, sarebbero quindi auspicabili strategie che aiutino a limitare gli eccessi.
Ruddock, H. K., Brunstrom, J. M., Vartanian, L. R., & Higgs, S. (2019). A systematic review and meta-analysis of the social facilitation of eating. The American journal of clinical nutrition, 110(4), 842-861.