Poco duraturi sarebbero gli effetti della maggior parte delle diete sulla perdita di peso e sulla riduzione del rischio cardiovascolare e nessuna spiccherebbe rispetto alle altre, con un’unica eccezione: la dieta Mediterranea. A dimostrarlo una recentissima revisione condotta da un gruppo di ricercatori canadesi pubblicata sulla rivista British Medical Journal.
Questa ricerca è stata la prima a confrontare, per mezzo di una revisione comprensiva e con l’approccio GRADE (grading of recommendations, assessment, development, and evaluation), l’efficacia relativa di 14 diverse diete sulla perdita di peso e sul rischio cardiovascolare.
Sono stani inclusi 121 trial randomizzati che valutavano l’effetto di diete specifiche paragonato a una dieta abituale, in soggetti adulti in stato di sovrappeso (BMI 25-29) o obesità (BMI ≥30), per un campione complessivo di 21.942 soggetti.
Come outcome sono stati considerati variazione del peso corporeo, colesterolo LDL, colesterolo HDL, pressione arteriosa sistolica e diastolica, proteina C reattiva, con follow-up a 6 e a 12 mesi.
In base alla composizione in macronutrienti, le 14 dieteconsiderate sono state raggruppate in 3 categorie, come specificato in Tabella 1: “Low carboihydrate”, per le diete come Atkins o la dieta a zona, “Moderate macronutrients” per diete come la Mediterranea e la DASH e “Low fat” per diete come la Ornish.
Tabella 1. Modelli nutrizionali basati sulla composizione di macronutrienti
Dai risultati del follow-up a 6 mesi, è emersa una maggiore efficacia delle diete low fat e low carb sulla perdita di peso e sulla riduzione della pressione, mentre le diete “moderate” che avrebbero anch’esse un effetto ma leggermente minore. Le più efficaci in assoluto a 6 mesi sarebbero la dieta Atkins (peso 5,5 kg, pressione sistolica 5,1 mm Hg, pressione diastolica 3,3 mm Hg), la DASH (3,6 kg, 4,7 mm Hg, 2,9 mm Hg) e la dieta a zona (4,1 kg, 3,5 mm Hg, 2,3 mm Hg).
Le diete a basso contenuto di grassi e quelle “moderate” avrebbero l’impatto migliore sulla riduzione del colesterolo LDL, ma solo la dieta Mediterranea avrebbe un effetto significativo.
Nessuna dieta avrebbe un impatto significativo sui livelli di colesterolo HDL e sulla proteina C reattiva.
Guardando però i dati del follow-up a 12 mesi, si nota come la perdita di peso stimata per tutti i modelli dietetici si ridurrebbe a circa 1-2 kg, senza differenze significative tra i diversi modelli.
Sparirebbero gli effetti sui parametri di rischio cardiovascolare, ad eccezione che nel caso della Dieta Mediterranea, che si conferma un modello dietetico protettivo e virtuoso in questo senso.
Un dato interessante e in controtendenza con le indicazioni ad esempio della commissione “EAT-Lancet on Food, Planet, Health”, è che i modelli dietetici a prevalenza vegetale presi in esame dallo studio (come le diete Mediterranea, DASH e Ornish) non sono risultate più vantaggiose nei riguardi del rischio cardiovascolare rispetto a modelli onnivori, sebbene i risultati siano stati valutati solo fino a 1 anno.
In base ai risultati, sembrerebbe tutte e 3 le tipologie dietetiche – low carb, low fat e moderate – sarebbero risultate efficaci nel promuovere una riduzione del peso corporeo rispetto alla dieta abituale nel breve termine, ma solo la Dieta Mediterranea avrebbe benefici protratti.
È bene ricordare che il ricorso a diete estreme è da intendersi come una “scorciatoia”, mentre il percorso preferenziale deve essere sempre quello del cambiamento dello stile di vita e del comportamento alimentare, più impegnativo ma decisamente più fruttuoso nel tempo.
Ge, L., Sadeghirad, B., Ball, G. D., da Costa, B. R., Hitchcock, C. L., Svendrovski, A., … & Adams-Webber, T. (2020). Comparison of dietary macronutrient patterns of 14 popular named dietary programmes for weight and cardiovascular risk factor reduction in adults: systematic review and network meta-analysis of randomised trials. The BMJ, 369.