“Hangry”: il senso di fame porta ad essere più arrabbiati?

rabbia e fame

Il termine “hangry” si riferisce all’idea che le persone siano più irritabili e arrabbiate quando sono affamate, ma sono pochissime le ricerche che hanno determinato direttamente la relazione tra fame ed emozioni negative.

Un recente studio pubblicato su Plos One esamina proprio questa associazione, evidenziando, seppur su un campione ristretto, come la fame sembri effettivamente connessa a sentimenti negativi quali rabbia e irritabilità.

“Hangry”: da cosa deriva il termine

Hangry,” unione dei termini angry (arrabbiato) e hungry (affamato) è un vocabolo entrato nel linguaggio comune e colloquiale inglese proprio per la frequenza con cui le persone si dimostrano consapevoli di un legame tra stato di fame, esperienze emotive e comportamento. È noto, infatti, che lo stato di fame influisca sulle emozioni e sui giudizi in molti ambiti diversi, comprese le esperienze di rabbia e irritabilità.

In molte specie non umane, ad esempio, è stato osservato come la privazione di cibo aumenti la motivazione a impegnarsi in un’aggressività intensa e persistente per ottenere risorse alimentari. Gli studi fin ad ora fatti su specie umana, invece, hanno portato a risultati equivoci.

Tra gli studi sperimentali passati, in particolare, emergono quelli che dimostrano come bassi livelli di glucosio nel sangue aumentino impulsività, rabbia e aggressività, poiché gli individui non sembrano in grado di esercitare autoregolazione e autocontrollo quando i livelli di glucosio sono bassi; tuttavia, studi successivi hanno criticato questa teoria per eccessiva rigidità e poca attenzione al contesto della deplezione del glucosio.

Lo studio recente

I ricercatori hanno reclutato 64 volontari adulti dall’Europa centrale e hanno registrato i loro livelli di fame e altre variabili di benessere emotivo per un periodo tre settimane. Hanno ipotizzato che la fame fosse significativamente associata a una maggiore rabbia e irritabilità, nonché a una maggiore eccitazione e a un minore piacere.

Per garantire la solidità dei risultati, hanno poi condotto diverse analisi in cui hanno tenuto conto delle variazioni interindividuali di sesso, età, indice di massa corporea (BMI), comportamento alimentare e tratto di rabbia dei partecipanti. I ricercatori si aspettavano che le relazioni ipotizzate rimanessero stabili anche dopo aver tenuto conto dei fattori aggiuntivi.

I partecipanti avevano un’età media di 29,9 anni e prevalentemente donne (81,3%). La maggior parte dei partecipanti proveniva dall’Austria, seguita dalla Germania e dalla Svizzera. Per quanto riguarda lo status relazionale, l’1,6% era divorziato, il 35,9% aveva una relazione, il 43,8% era single e viveva da solo, mentre il 18,8% era sposato o in coppia. I partecipanti avevano investito in media 14,2 anni nella loro istruzione e avevano un BMI medio di 23,8 kg/m2.

Attraverso un questionario basato su una scala analogica visiva (VAS) sono stati indagati fame, irritabilità, rabbia e altre emozioni. I partecipanti sono infatti stati invitati a riferire i loro sentimenti e il loro livello di fame su un’app per smartphone cinque volte al giorno, consentendo la raccolta dei dati nel mondo reale come durante il periodo di lavoro, durante lo sport o a casa.

I risultati hanno mostrato che la fame risulta associata a sentimenti di rabbia e irritabilità molto intensi e a basse valutazioni di piacere. Su un totale di 9.142 punti dati presentati dai partecipanti allo studio, la fame è stata associata al 48% della varianza della rabbia, al 56% della varianza dell’irritabilità e al 44% della varianza del piacere.

Questi risultati possono avere importanti implicazioni per la comprensione delle esperienze quotidiane delle emozioni e possono anche aiutare gli operatori a garantire in modo più efficace comportamenti individuali e relazioni interpersonali produttive (ad esempio, assicurandosi che nessuno soffra la fame).

Sebbene i risultati non presentino modi per mitigare le emozioni negative indotte dalla fame, la ricerca esistente suggerisce che essere in grado di etichettare un’emozione mettendo i sentimenti in parole (ad esempio, “rabbia”) potrebbe aiutare gli individui a regolare tali emozioni. Essere in grado di etichettare il proprio stato affettivo attraverso le emozioni (ad esempio, “sono affamato”) potrebbe consentire agli individui di dare un senso alle loro esperienze, ma potrebbe anche illuminare le strategie migliori per minimizzare questi sentimenti negativi (“dovrei mangiare”).

1. Swami, V., Hochstöger, S., Kargl, E., & Stieger, S. (2022). Hangry in the field: An experience sampling study on the impact of hunger on anger, irritability, and affect. Plos one, 17(7), e0269629.