Digiuno intermittente per la perdita di peso: la fame vale la pena?

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Se in passato la pratica del digiuno era principalmente dettata da motivazioni spirituali, oggi la sua diffusione è legata soprattutto a motivi salutistici. Il digiuno intermittente, è una tecnica dietetica oggi molto in voga che, a detta dei sostenitori, aiuterebbe a perdere peso più velocemente rispetto ad altre diete, oltre che a ridurre l’infiammazione e i rischi di malattie cardiovascolari.

Anzitutto, quando si parla di “digiuno intermittente” (Intermittent Fasting, IF) sono in realtà diversi i modelli dietetici considerati, tutti caratterizzati da restrizione calorica per periodi di tempo più o meno lunghi.

Tra i più noti ve ne sono 3, che includono a loro volta diverse varianti:

  • “digiuno a tempo limitato”, noto anche come 16:8, che prevede l’introduzione di cibo in una finestra di 8 ore e 16 ore di astinenza dal cibo;
  • “digiuno a giorni alterni” (Alternate-Day Fasting, ADF), che alterna giorni di digiuno e giorni di assunzione ad libitum;
  • “mima digiuno”, che dura 5 giorni, durante i quali l’introito calorico si riduce progressivamente.

Secondo una revisione che ha confrontato alcune delle strategie oggi più popolari per dimagrire, tra le quali appunto il digiuno intermittente, la restrizione calorica sembra essere il fattore determinante per la perdita di peso e per cambiamenti metabolici come la mobilitazione del grasso (1).

Degli effetti positivi sulla perdita di peso sono stati rilevati anche da altri studi, come quello di Stockman et al., che ha concluso che il digiuno intermittente può avere effetti benefici sul peso, sulla composizione corporea e sui marker cardiovascolari, sottolineando tuttavia l’ampia variabilità dei risultati in base al tipo di digiuno considerato (2). Secondo una revisione pubblicata sull’International Journal of Obesity nel 2014, il digiuno intermittente potrebbe essere una strategia per la perdita di peso (5-6 kg), considerando il breve periodo (12 settimane), ma non vi sono dati sufficienti per valutarne l’efficacia in periodi di tempo più lunghi (3).

Un aspetto non secondario nel caso delle diete che prevedono il digiuno è sicuramente la compliance: in alcuni studi il drop out dei soggetti in esame arrivava fino al 40%, un dato che fa riflettere sulla possibilità di seguire queste diete per lunghi periodi (1).

Nel complesso, nonostante i risultati degli studi ad oggi disponibili siano tra loro coerenti nell’affermare i possibili benefici del digiuno sulla perdita di peso, gli studi sono ancora troppo pochi e tutti concentrati su periodi di tempo relativamente brevi per permettere di trarre conclusioni definitive (4).

Infine, come ricordato dalla Harvard Medical School, il digiuno intermittente non è un protocollo dietetico adatto a tutti in quanto potenzialmente rischioso in caso di alcune condizioni patologiche o terapie farmacologiche: è quindi sempre necessario chiedere il parere del proprio medico (4).

  1. Obert, J., Pearlman, M., Obert, L., & Chapin, S. (2017). Popular weight loss strategies: a review of four weight loss techniques. Current gastroenterology reports, 19(12), 61.
  2. Stockman, M. C., Thomas, D., Burke, J., & Apovian, C. M. (2018). Intermittent fasting: is the wait worth the weight?. Current obesity reports, 7(2), 172-185.
  3. Johnstone, A. (2015). Fasting for weight loss: an effective strategy or latest dieting trend?. International Journal of Obesity, 39(5), 727-733.
  4. Harvard Heart Letter (2019) Not so fast: Pros and cons of the newest diet trend. https://www.health.harvard.edu/heart-health/not-so-fast-pros-and-cons-of-the-newest-diet-trend