Alimenti ultra-processati: un consumo elevato aumenta il rischio di obesità e non solo

vassoio di donuts

Il consumo di alimenti ultra-processati (UPF) sembra essere associato allo sviluppo di obesità e altre malattie non trasmissibili. Per la prima volta sono state raccolte le evidenze esistenti in un’ampia revisione sistematica per valutare l’associazione tra consumo di UPF e salute.

Nella review sono stati inclusi 20 studi (12 di coorte e 8 studi trasversali), per un totale di 334.114 partecipanti, che valutavano l’associazione di UPF e outcome come rischio di mortalità, malattie cardiovascolari e coronariche, malattie cerebrovascolari, ipertensione, sindrome metabolica, obesità, depressione, sindrome dell’intestino irritabile, cancro, asma e fragilità in età geriatrica (1). Tutti gli studi hanno utilizzato, per la classificazione degli alimenti, il sistema NOVA (1).

Mortalità: gli studi che hanno indagato l’associazione tra il consumo di UPF e il rischio di mortalità per tutte le cause hanno riportato un’associazione positiva significativa, indicando che un elevato consumo di UPF è associato ad un aumento del rischio di mortalità (1).

Sovrappeso e obesità: sembra effettivamente che il consumo di UPF abbia un ruolo nell’epidemia di obesità a livello globale. Diversi studi hanno infatti riportato un’associazione positiva per sovrappeso e obesità, in particolare è stata trovata un’associazione positiva tra il consumo elevato di UPF e l’obesità addominale (1). Sono stati osservati effetti maggiori sulle donne (1). Inoltre, in uno studio condotto su donne adulte con gravidanze singole, gli autori hanno rilevato un’associazione positiva tra il consumo di UPF e lo stato di obesità in gravidanza (1).

Malattie cardiovascolari: 2 studi di coorte hanno riscontrato che un elevato consumo di UPF aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, malattie coronariche, malattie cerebrovascolari e ipertensione (1).

Sindrome metabolica: 2 studi cross-sectional hanno riportato una significativa associazione tra consumo di UPF e sindrome metabolica, aumentando le evidenze a supporto dell’associazione tra il consumo di UPF e le malattie non trasmissibili legate alla dieta (1).

Cancro: uno studio di coorte condotto su 104.980 soggetti (≥ 18 anni), dopo un follow-up di 5 anni, ha evidenziato un’associazione positiva tra consumo di UPF e rischio di cancro complessivo e al seno, quest’ultimo nel caso di donne in post-menopausa (1).

Problemi respiratori: uno studio cross-sectional ha trovato un’associazione positiva tra il consumo di UPF e il rischio di asma e respiro sibilante negli adolescenti (1). Inoltre, l’associazione era più forte negli adolescenti maschi che non consumavano regolarmente frutta e verdura (1).

Malattie gastrointestinali: uno studio di coorte ha riscontrato, in un campione di adulti francesi, che un elevato consumo di UPF aumenta simultaneamente il rischio di sindrome dell’intestino irritabile e dispepsia funzionale (1).

Salute mentale: 2 studi di coorte hanno indagato l’associazione tra il consumo di UPF e il rischio di depressione, riportando entrambi un’associazione positiva (1).

Fragilità negli anziani: uno studio di coorte, con un follow-up di 3,5 anni, ha studiato l’associazione tra consumo di UPF e rischio di fragilità incidente negli anziani, suggerendo un’associazione positiva (1).

Oltre a questa revisione, uno studio recente ha valutato l’associazione tra il consumo di UPF e l’invecchiamento, in un campione di 886 partecipanti di età compresa tra 57 e 91 anni: un consumo di UPF superiore a 3 porzioni al giorno è stato associato a un rischio più elevato di avere telomeri più corti (la lunghezza dei telomeri è un marker dell’età biologica) (2).

  1. Chen, X., Zhang, Z., Yang, H., Qiu, P., Wang, H., Wang, F., … & Nie, J. (2020). Consumption of ultra-processed foods and health outcomes: a systematic review of epidemiological studies. Nutrition Journal, 19(1), 1-10.
  2. Alonso-Pedrero, L., Ojeda-Rodríguez, A., Martínez-González, M. A., Zalba, G., Bes-Rastrollo, M., & Marti, A. (2020). Ultra-processed food consumption and the risk of short telomeres in an elderly population of the Seguimiento Universidad de Navarra (SUN).