Caffè e mortalità: i ‘forti’ consumatori sono a rischio?

Negli ultimi anni numerosi studi prospettici hanno mostrato la presenza di un’associazione tra consumo moderato di caffè e riduzione del rischio di mortalità. Tuttavia, non è del tutto chiaro quale effetto possa avere il consumo di caffè in elevate quantità (più di 5 tazzine al giorno), soprattutto in quei soggetti con polimorfismi genetici legati al metabolismo della caffeina.
Un recentissimo studio di coorte, comprendente circa mezzo milione di persone, ha cercato di far chiarezza sull’argomento: l’associazione inversa tra consumo di caffè e mortalità per tutte le cause risulta confermata, anche tra i grandi bevitori (8 o più tazzine al giorno) e tra coloro che presentano polimorfismi genetici che rallentano o velocizzano il metabolismo della caffeina. Inoltre, le associazioni tra consumo di caffè e mortalità sono risultate simili anche per le diverse tipologie di caffè consumato, compreso il decaffeinato.
Sebbene trattandosi di uno studio osservazionale i risultati debbano essere interpretati con cautela, questo studio rassicura gli amanti del caffè sulla possibilità di includerlo nell’alimentazione abituale e suggerisce che alla base dell’associazione vi siano composti diversi dalla caffeina.

 

Loftfield, E., Cornelis, MC., Caporaso, N., Yu, K., Sinha, R., Freedman, N. (2018). Association of Coffee Drinking With Mortality by Genetic Variation in Caffeine Metabolism Findings From the UK Biobank. JAMA Internal Medicine. Available at: https://jamanetwork.com/journals/jamainternalmedicine/article-abstract/2686145