I prebiotici potrebbero svolgere un ruolo di supporto nella terapia d’integrazione di ferro per coloro che soffrono di deficit di tale minerale. Una recente review (1) analizza le ricerche in merito per identificare quali variabili considerare al fine di trarre vantaggi dall’assunzione combinata di supplementi di ferro e prebiotici.
Il deficit di ferro
La carenza di ferro rimane la carenza nutrizionale più diffusa e può portare all’anemia sideropenica (definita anche anemia da carenza di ferro), una complicazione che interessa il 22% delle donne europee in età fertile e il 24% di quelle in gravidanza. Anche i neonati possono sviluppare carenza di ferro (fenomeno che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), riguarda nei paesi industrializzati il 20.1% dei bambini tra 0 e 4 anni di vita e il 5.9 % dei bambini tra 5 e 14 anni (2)), il che può comportare un rischio per lo sviluppo neurologico
Gli alimenti con maggior contenuto di ferro sono carne, pesce, frutta secca, latte e verdure a foglia. Il ferro presente nel latte (e sottoprodotti) e nelle fonti vegetali viene definito ferro non eme e ha una biodisponibilità ridotta rispetto al ferro eme (proveniente da fonti animali) (2).
Quando l’alimentazione non è sufficiente a reintegrare correttamente il ferro necessario al proprio fabbisogno, che varia in base a età e sesso, può essere una valida strategia ricorrere all’integrazione orale.
I limiti derivanti dall’integrazione sono principalmente legati alle differenze di biodisponibilità di ferro. Alcuni, seppur comunemente commercializzati, presentano scarsa solubilità e potenziali effetti gastrointestinali avversi. Inoltre, può capitare che il ferro non assorbito nell’intestino causi irritazione e sanguinamento, aumentando la produzione di radicali liberi negli enterociti (cellule epiteliali che ricoprono i villi intestinali e sono funzionali all’assorbimento di nutrienti), che a sua volta può causare infiammazione intestinale e favorire la crescita di microrganismi patogeni rispetto a quelli benefici (1).
Gli studi sul tema sembrano denotare come i prebiotici potrebbero costituire una valida supplementazione da combinare all’integrazione di ferro, così da migliorarne l’assorbimento.
Cosa emerge dalla review? (1)
L’efficacia dell’assunzione combinata di supplementi prebiotici e di ferro sembra verificata maggiormente per prebiotici galatto-oligosaccaridi (GOS) e frutto-oligosaccaridi (FOS) combinati con fumarato ferroso (FeFum): il sale di ferro dell’acido fumarico che, ad oggi, è tra i più usati nel panorama degli integratori.
I GOS, secondo gli studi analizzati, sembrano aumentare l’assorbimento del ferro del 28 – 62% (il cui effetto dose-dipendente è verificato per donne adulte sane a una dose di GOS > di 3,5 g che, in stati carenziali, sale a 7-15 g) mentre i FOS hanno mostrato un effetto di potenziamento dell’assorbimento di ferro del 51% (senza specifiche sulla dose).
La motivazione potrebbe essere riconducibile all’aumento di tempo di permanenza gastrica dei sali di ferro. Inoltre, l’effetto riducente dei prebiotici sul pH intestinale sembra migliorare ulteriormente la solubilità del FeFum, che risulta dipendente dal pH intestinale e richiede un pH basso (∼2) per essere dissolto e assorbito. In altre parole, è possibile che la limitata solubilità del ferro del FeFum a pH intestinale prossimale possa essere aumentata dall’effetto riducente dei prebiotici, consentendo a un maggior quantitativo di ferro disciolto di arrivare alla membrana dell’enterocita.
Livelli di assunzione: variabilità degli effetti rispetto all’età
Da quanto emerge dalla review (1), l’assunzione dei prebiotici e i relativi effetti varia in base all’età. È stato testato l’effetto di una singola dose di prebiotico sull’assorbimento del ferro rispetto a una prealimentazione prolungata per diversi giorni, settimane o addirittura mesi.
All’interno della review, dai risultati di uno studio effettuato su un campione donne adulte con deficit di ferro, è emerso come una singola dose di 15 g di GOS fosse in grado di migliorare l’assorbimento del ferro, mentre un consumo di GOS per 4 settimane non fosse in grado di fare altrettanto.
Un altro studio all’interno della review condotto su neonati, ha evidenziato, a differenza del precedente, un effetto positivo dei GOS sull’assorbimento del ferro solo dopo una prealimentazione a lungo termine. La motivazione potrebbe derivare dal fatto che i neonati hanno un pH gastrico più alto rispetto agli adulti e quindi potrebbero assorbire meno il ferro dal FeFum e necessitare più tempo di somministrazione di GOS prima di notarne gli effetti positivi.
1. Husmann, F., Zimmermann, M. B., & Herter-Aeberli, I. (2022). The Effect of Prebiotics on Human Iron Absorption: A Review. Advances in Nutrition.
2. World Health Organization- Anemia
3. CREA-Linee Guida per una sana e corretta alimentazione (2018)