Diabete mellito e deprivazione socioeconomica: quale nesso e quali soluzioni?

aiuto sociale per gestione del diabete

Lo sviluppo di un programma di prescrizione sociale per gli operatori sanitari di comunità nella gestione del diabete di tipo II è stato associato ad un miglior controllo del carico glicemico e sembra contribuire a ridurre il carico della salute pubblica sul sistema sanitario. È quanto emerge da uno studio di coorte recentemente pubblicato su Jama Network Open, rivista mensile dell’American Medical Association.

Nel Regno Unito, il termine prescrizione sociale è stato adottato per descrivere gli interventi complementari alle cure cliniche che considerano la sfera dei bisogni sociali, e tra questi anche il supporto da parte degli operatori sociosanitari. Quest’ultimo risulta particolarmente importante nella gestione dei pazienti con diabete di tipo II, in quanto viene riconosciuta una connessione non trascurabile dei fattori sociali, come la deprivazione economica, nell’eziologia e nella gestione di questa patologia. La raccolta delle informazioni è stata agevolata anche grazie alla possibilità di raccogliere risultati clinici senza l’utilizzo di fuorvianti autodichiarazioni, utilizzando invece l’emoglobina glicata (HbA1c), un marcatore del controllo glicemico che fornisce informazioni sul glucosio plasmatico nei pazienti diabetici fino a 12 settimane prima (1).

Attraverso un’analisi difference-in-difference, i ricercatori hanno considerato l’effetto dell’introduzione di questo programma in un’area di deprivazione socioeconomica. Sono dunque stati confrontati un gruppo di pazienti sottoposto al trattamento con uno di controllo, entrambi con soggetti di età compresa tra i 40 e i 74 anni e con una condizione clinica preesistente, tra cui il diabete.
Dopo aver effettuato una visita con il medico di base, i pazienti sono stati indirizzati ad un operatore sociosanitario che li ha aiutati a gestire e identificare i bisogni esistenti. L’aderenza all’intervento poteva protrarsi per 2 anni o più a discrezione dell’operatore.

È stata poi effettuata un’analisi Intention-to-treat (ITT) per mantenere una stima conservativa tra adesione al programma ed esito, su un arco temporale compreso tra il 1° aprile 2014 (lancio del programma) al 31 marzo 2019 (4 anni di distanza). Un totale di 8086 pazienti è stato incluso nell’analisi (età media 57,8 anni; 3477 donne [43%]; 6631 bianchi [82%]). Di questi, 6797 (84%) sono stati osservati sia prima che dopo l’implementazione del programma. I livelli medi di HbA1c al basale erano pari a 7,56% nel gruppo del programma e a 7,44% nel gruppo di controllo. A due anni di avvio del programma, è stato possibile osservare come i livelli di HbA1c fossero diminuiti significativamente nel gruppo di riferimento rispetto al gruppo di controllo (-0,07%) (1).

Sono svariati gli studi che testimoniano quanto il supporto sociale sia effettivamente associato a migliori risultati di salute per il trattamento del diabete di tipo II. In Italia la cura del diabete di tipo 2 è affidata ad un sistema integrato che comprende una diffusa rete di servizi specialistici, Medici di Medicina Generale e strutture sanitarie territoriali. Anche in questo contesto la prevalenza del diabete mellito è correlata ad una bassa posizione sociale, così come i suoi fattori di rischio (sovrappeso, obesità, cattiva alimentazione e inattività fisica). L’accesso alle cure e gli esiti della malattia sembrano mostrare una sostanziale equità, ma gli studi di riferimento sono stati condotti esclusivamente nelle realtà metropolitane e per tal ragione non possono essere considerati come generalizzabili a tutto il Paese (2).
Importante, quindi, sarà monitorare i gruppi sociali più a rischio, poiché sono soprattutto le classi economicamente e socialmente più svantaggiate ad esserne gravemente colpite. Sulla base di quanto riportato e in linea con i nuovi modelli assistenziali che prevedono il coinvolgimento attivo del paziente nel trattamento multidisciplinare della patologia diabetica, appare sempre più importante investire nell’ informazione e nella formazione dei pazienti nei confronti di corretti stili di vita, al fine di migliorare la loro capacità di autogestione e ridurre la comparsa di complicazioni (3).

  1. Wildman, J., & Wildman, J. M. (2021). Evaluation of a Community Health Worker Social Prescribing Program Among UK Patients With Type 2 Diabetes. JAMA network open, 4(9), e2126236-e2126236.
  2. Atlante delle disuguaglianze sociali nell’uso dei farmaci per la cura delle principali malattie croniche. Roma: Agenzia Italiana del Farmaco, 2021
  3. Liguori, G. (2017). Malattie metaboliche. Rapporto Osservasalute.