Negli ultimi anni, la scienza della nutrizione ha ampliato i propri confini, abbracciando ambiti un tempo considerati distanti, come quello neurologico. Sempre più evidenze confermano il ruolo centrale del microbiota intestinale nella regolazione di processi neuroinfiammatori e neurodegenerativi. A sottolinearlo è stata anche la Dott.ssa Maria Elena Antonazzi, intervenuta al 19° Forum di Nutrizione Pratica di Nutrimi, dove ha approfondito le implicazioni dell’asse microbiota-intestino-cervello nella prevenzione e gestione delle malattie neurodegenerative.
Asse intestino-cervello: dalla disbiosi alla neurodegenerazione
La comunicazione bidirezionale tra microbiota intestinale e sistema nervoso centrale avviene attraverso molteplici vie: immunitaria, endocrina e nervosa. In presenza di disbiosi, questo equilibrio può essere compromesso, contribuendo all’attivazione di meccanismi coinvolti nello sviluppo di diverse malattie neurodegenerative.
Nel caso della malattia di Alzheimer, ad esempio, si osservano alterazioni specifiche della flora intestinale, tra cui una riduzione di Firmicutes e Bifidobacteria e un aumento di specie come i Bacteroides 1. Questa disbiosi contribuisce ad aumentare la permeabilità intestinale e, secondariamente, quella della barriera ematoencefalica, favorendo l’accumulo di placche amiloidi.
Nella malattia di Parkinson, diversi studi hanno evidenziato una forte correlazione tra alterazioni del microbiota intestinale e la patogenesi della malattia. I pazienti mostrano una maggiore permeabilità intestinale, associata a un accumulo di α-sinucleina anche a livello del sistema nervoso enterico. A livello del microbiota, si osserva una significativa riduzione di batteri produttori di butirrato, come quelli del genere Faecalibacterium, la cui riduzione è stata riscontrata anche in pazienti affetti da sclerosi multipla. Il butirrato, oltre a sostenere la salute intestinale rafforzando la barriera epiteliale, esercita effetti antinfiammatori sistemici e può influenzare il sistema nervoso enterico e la microglia, suggerendo un legame tra disbiosi intestinale e neuroinfiammazione. 2-3
Queste evidenze aprono nuovi scenari di intervento dal punto di vista terapeutico. La modulazione del microbiota attraverso l’alimentazione e l’impiego di prebiotici e probiotici può rappresentare una strategia utile sia in ottica preventiva sia come supporto terapeutico. Un’attenzione particolare va riservata a regimi alimentari come la dieta mediterranea, la DASH e la MIND, per i quali emergono evidenze promettenti in relazione al rallentamento del declino cognitivo e alla riduzione del rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. 4-5
In questo contesto, la nutrizione riveste un ruolo fondamentale non solo nella gestione della disbiosi intestinale, ma anche nella promozione della salute cerebrale, grazie a strategie alimentari mirate che agiscono a partire dall’intestino fino al cervello.
Bibliografia
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