L’importanza dell’educazione alimentare nei pazienti celiaci

GFD e celiachia

Spesso i pazienti celiaci che seguono una dieta senza glutine (o Gluten Free Diet, GFD) assumono pochi carboidrati complessi e fibre, a favore invece di un’assunzione superiore di grassi (soprattutto saturi) e zuccheri, con ripercussioni negative sulla salute. È quanto emerge da una recente revisione sistematica della letteratura pubblicata su Nutrients, in cui i ricercatori coinvolti hanno raccolto il maggior numero possibile di informazioni sul rapporto che intercorre tra GFD e persone celiache per sviluppare delle raccomandazioni generali.

La celiachia è una malattia cronica autoimmune dell’intestino tenue, contraddistinta dalla progressiva atrofia dei villi intestinali a seguito del consumo di alimenti contenenti glutine. La mucosa intestinale esposta al glutine, in altre parole, si appiattisce lentamente, riducendo l’assorbimento delle sostanze nutritive e portando il soggetto celiaco a sviluppare sintomi gastrointestinali e carenze nutrizionali. Attualmente l’unico trattamento efficace per arginare le complicanze della celiachia è seguire una GFD per tutta la vita, anche se spesso, a causa dell’utilizzo del glutine come addensante (e non solo) negli alimenti trasformati, risulta più che frequente incappare in trasgressioni involontarie che possono gravare la condizione e la capacità di assorbimento della mucosa intestinale.

Anche rispettando una GFD, però, i celiaci possono imbattersi in squilibri nutrizionali. Quali?
Gli alimenti senza glutine sono spesso caratterizzati da un contenuto superiori di grassi saturi (SFA) e zuccheri semplici a svantaggio di carboidrati complessi, base di una sana alimentazione, e fibre con aumento del rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari (associate ad un alto consumo di SFA) e insulino-resistenza (associata a una dieta ad alto indice glicemico).
Analizzando le assunzioni di vitamine poi, è possibile evidenziare in particolare carenze di vitamina D, E e del gruppo B come folato (B9), tiamina (B1), riboflavina (B2), e piridossina (B6). Queste dipendono tendenzialmente da un basso apporto con la dieta oltre che, in misura minore, da un malassorbimento intestinale. In generale, le carenze minerali più comuni descritte in letteratura sono quelle di ferro, calcio e magnesio. Per questi non sembra essere sufficiente normalizzare l’assunzione tramite GFD.

Evidenziate dunque delle carenze nutrizionali in termini di carboidrati complessi, fibre, vitamine e minerali, la prima raccomandazione è quella di migliorare la dieta promuovendo un maggior consumo di alimenti a base vegetale (frutta, verdura, legumi, noci, cereali integrali e pseudocereali naturalmente privi di glutine) con conseguente riduzione del consumo di prodotti lavorati senza glutine. Oltre agli alimenti naturalmente privi di glutine risulta essere un approccio interessante quello di combinare i primi anche con alimenti fortificati o integratori per un recupero delle carenze in micronutrienti più rapido. Le carenze di ferro, calcio e vitamina D sono degne di nota, in relazione al loro coinvolgimento in patologie come l’anemia o l’osteoporosi, tra l’altro più diffuse tra la popolazione celiaca. Pertanto, viene raccomandato di favorirne un’assunzione adeguata tramite il consumo abituale di alimenti come legumi, cereali e latticini.

Dopo il recupero della mucosa intestinale grazie alla GFD, a lungo termine l’obiettivo da raggiugere dovrebbe essere avere una dieta il più possibile corretta e varia. Per tal ragione risulta imprescindibile un follow-up continuo e personalizzato grazie al supporto di un nutrizionista esperto, in grado di assicurare una corretta educazione alimentare che sarà bagaglio fondamentale per tutta la vita del paziente.

  1. Cardo, A., Churruca, I., Lasa, A., Navarro, V., Vázquez-Polo, M., Perez-Junkera, G., & Larretxi, I. (2021). Nutritional Imbalances in Adult Celiac Patients Following a Gluten-Free Diet. Nutrients, 13(8), 2877.