Abbiamo intervistato il Dott. Roberto Volpe, medico e ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma (CNR), relatore al nostro Forum di Nutrizione Pratica di quest’anno e tra gli autori delle prime Linee Guida sulla Dieta Mediterranea (DM) (1), realizzate con il contributo dell’Istituto Superiore di Sanità e di diverse società scientifiche (ne abbiamo parlato qui). Con lui abbiamo parlato del significato attuale di DM, della sua efficacia secondo l’evidenza scientifica e delle sfide nella sua applicazione quotidiana.
Qual è oggi la definizione più aggiornata e condivisa di DM secondo le linee guida ISS? In che modo essa si distingue da una semplice dieta?
“La DM non è soltanto un modello alimentare. È un insieme complesso di elementi che vanno oltre la scelta degli alimenti: include aspetti culturali, sociali e comportamentali. Non si limita a essere una dieta ricca di alimenti funzionali, ma promuove anche la convivialità e uno stile di vita attivo. Nella piramide alimentare mediterranea, infatti, è inclusa anche l’attività fisica, in linea con il principio di Ippocrate secondo cui il corpo si ammala senza la giusta attività fisica. Esistono altri modelli simili, come la dieta nordica — anch’essa ricca di pesce, frutta e cereali integrali — ma con differenze sostanziali: ad esempio, fa un maggiore uso di burro, mentre la DM si basa sull’olio extravergine di oliva, che rappresenta un suo elemento distintivo e fondamentale.”
Quali sono stati gli obiettivi principali nel redigere questa linea guida e perché oggi era particolarmente urgente un documento di questo tipo?
“L’idea era quella di fare chiarezza: trattandosi delle prime Linee Guida ufficiali sulla DM, era importante fare il punto della situazione. Al progetto hanno partecipato l’Istituto Superiore di Sanità e venti società scientifiche italiane, con un team multidisciplinare di esperti che ha analizzato il rapporto tra la dieta e diverse patologie: cardiovascolari, oncologiche, metaboliche, neurologiche e legate alla gravidanza. È stato fatto il punto su molti aspetti e, in tutti i casi, sono emerse evidenze di effetti positivi associati a questo modello alimentare.”
Quali conclusioni ritenete più solide e sorprendenti sugli effetti della DM in termini di salute pubblica?
“Innanzitutto, nella popolazione generale si raccomanda l’aderenza alla DM perché associata a una riduzione della mortalità per tutte le cause. Dal punto di vista cardiovascolare, è fortemente consigliata sia come forma di prevenzione nelle persone ad alto rischio, sia in presenza di patologie cardiovascolari. In particolare, contribuisce a ridurre il rischio di eventi come infarto del miocardio, ictus, arteriopatia periferica e fibrillazione atriale. Nelle persone con patologie cardiovascolari, inoltre, si è osservato che può ridurre la mortalità e la probabilità di nuovi eventi. Dal punto di vista oncologico, è ben noto l’effetto protettivo rispetto ai tumori dell’apparato digerente, ma un dato meno conosciuto riguarda la riduzione dell’incidenza del tumore al seno e l’effetto è ancora più marcato se associato a modifiche dello stile di vita, come la cessazione del fumo. Dal punto di vista neurologico, un fatto interessante che emerge in uno studio è che chi segue la DM presenta un volume cerebrale maggiore in età avanzata.” (2)
“Tutti questi effetti, nel loro insieme, non solo migliorano la salute individuale, ma generano anche un impatto positivo sulla salute pubblica, contribuendo a una riduzione dei costi per il sistema sanitario. Infine, va sottolineato che gli alimenti tipici della DM hanno un impatto ambientale ridotto, in termini di consumo di suolo e acqua, promuovendo anche la sostenibilità.”
Quali evidenze esistono sul ruolo della DM nella protezione della salute cerebrale e cognitiva?
“Diversi alimenti tipici della DM hanno dimostrato effetti protettivi sulla salute cerebrale. In particolare, olio extravergine di oliva, pesce e frutta secca sono associati a benefici grazie alla presenza di acidi grassi monoinsaturi e DHA.
Un altro elemento centrale sono i polifenoli, antiossidanti contenuti soprattutto in frutta e verdura, oltre che nell’olio extravergine di oliva stesso.
Attraverso l’alimentazione possiamo tentare di intervenire sulla prevenzione del decadimento cognitivo legato alle demenze, ma possiamo agire anche sulla prevenzione delle forme a base vascolare, che sono correlate a fattori di rischio come colesterolo alto, ipertensione e diabete non trattati.
Un aspetto particolarmente interessante è che il principale fattore di rischio a livello coronarico è quello dietetico. Gli errori alimentari sono infatti alla base di condizioni come ipertensione, ipercolesterolemia e diabete, che aumentano significativamente il rischio cardiovascolare e come abbiamo visto sono collegati al rischio neurologico.
Inoltre, quando si parla di alimentazione, si tende a pensare quasi esclusivamente al consumo eccessivo di sale in relazione all’ipertensione. Ma il problema non è solo ciò che assumiamo in eccesso: anche le carenze giocano un ruolo. Ad esempio, un apporto insufficiente di cereali integrali (fonti di fibre), frutta, verdura e pesce è anch’esso associato a un aumento del rischio cardiovascolare.
I cereali integrali in particolare meritano un approfondimento, in Italia ne consumiamo troppo pochi. I cereali integrali non sono importanti solo per la presenza di fibre ma anche perché contengono antiossidanti, vitamina B6, fitosteroli che concorrono ad abbassare il colesterolo e inoltre sono prebiotici, quindi cibo per i nostri batteri intestinali. È però fondamentale fare attenzione alle etichette: non tutti i prodotti che si definiscono ‘integrali’ lo sono davvero in misura sufficiente. Occorre verificare che la percentuale di farina integrale sia adeguata per raggiungere la porzione consigliata. Le tabelle nutrizionali e la lettura degli ingredienti sono strumenti utili per orientare le scelte, così come alcuni simboli che possono offrire un ulteriore supporto al consumatore.”
Parliamo ad esempio del Nutri-Score?
“Il Nutri-Score con il suo punteggio dalla A (verde, alimento più sano) alla E (rosso) ha una buona aderenza, anche se è ancora perfezionabile. Ha già subito alcune modifiche: ad esempio, nel secondo aggiornamento — a cui ho partecipato — l’olio extravergine d’oliva, inizialmente classificato come “C”, è passato a “B”. Non può essere inserito in “A” perché, essendo composto al 100% da grassi, è molto calorico (un solo cucchiaio apporta circa 100 kcal). Un altro aggiornamento ha riguardato il pane integrale, che è passato dalla classe “B” alla “A”, per valorizzare le sue qualità nutrizionali. Questo però non è ancora avvenuto per la pasta, dove ci sarebbe spazio per ulteriori revisioni. Detto ciò, il Nutri-Score è già oggi uno strumento utile, in grado di offrire a colpo d’occhio un’indicazione semplice e immediata sulla qualità nutrizionale degli alimenti”
Si potrebbe pensare a un’etichettatura diversa che evidenzi meglio anche le porzioni più indicate?
“Sull’etichettatura ho scritto due articoli, dedicando spazio anche al tema delle porzioni. Indicare le quantità solo in grammi non aiuta davvero il consumatore: per essere più chiari e raggiungere i nostri obiettivi, bisognerebbe adottare un sistema di porzioni più vicino alla realtà quotidiana delle persone. Dire, ad esempio, quante calorie contiene una fetta biscottata o una fetta di pane sarebbe molto più utile. Faccio un esempio, quando si scrive “30 grammi di mandorle”, la maggior parte delle persone non sa quanti pezzi siano. Sarebbe più efficace indicare direttamente “10 mandorle = X kcal. Per fortuna qualcosa si sta già muovendo: molte aziende alimentari hanno iniziato a riportare anche le calorie per singola unità.”
Nel documento le raccomandazioni sono classificate in “forti” e “deboli”. Come deve essere interpretata questa distinzione?
“È importante chiarire che una raccomandazione definita ‘debole’ non va intesa in senso negativo. La classificazione si basa sul sistema NUTRIGRADE, che valuta la certezza delle evidenze scientifiche disponibili.
Una raccomandazione forte indica che le evidenze sono solide e ben consolidate. Un esempio classico è l’olio extravergine di oliva, per il quale esiste una documentazione ampia e concorde sui benefici per la salute.
Una raccomandazione debole indica comunque un’evidenza positiva, sebbene meno solida. È il caso, ad esempio, dei formaggi: pur essendo ricchi di grassi saturi, alcune metanalisi mostrano che un consumo moderato può avere un effetto protettivo, contribuendo a ridurre il rischio cardiovascolare del 10%.
Questo può sorprendere, perché siamo abituati ad associare automaticamente i grassi alla formazione della placca aterosclerotica, ma le componenti dei formaggi sono tante e l’alimento va visto nella sua composizione totale.”
Nelle Linee Guida si citano diversi strumenti per valutare l’aderenza alla DM. Ritiene che alcuni di questi siano più efficaci o adatti alla pratica clinica? E, in prospettiva, quanto sarebbe utile arrivare a una maggiore uniformità nella valutazione dell’aderenza alla DM?
“Purtroppo, è vero, nei vari studi sono stati utilizzati questionari diversi tra loro. Ciascuno ha una sua validità e dignità scientifica, ma è chiaro che una maggiore uniformità sarebbe auspicabile.
Uno degli strumenti più affidabili e diffusi è quello sviluppato dalla Dott.ssa Trichopoulou, che offre una valutazione piuttosto solida dell’aderenza.” (3)
“Resta il fatto che l’aderenza — concetto ben noto anche in farmacologia — è fondamentale anche per l’alimentazione e per l’attività fisica. Naturalmente, non ci si può aspettare un’aderenza perfetta: il modello deve essere sostenibile nel tempo, e concedersi uno ‘strappo’ ogni tanto non solo è normale, ma è anche sano.”
Forse sarebbe ancora più difficile mantenere un’abitudine in maniera stretta senza concedersi niente.
“Esatto, e non sarebbe neanche giusto non concedersi uno sfizio la sera ogni tanto. Magari il consiglio potrebbe essere, quando si va fuori a mangiare, di ordinare la pizza se si vuole ma di evitare di associare altri alimenti molto calorici e ricchi di grassi e sale. Le persone non possono reggere un’abitudine troppo rigida senza il minimo compromesso e rischierebbe solo di essere controproducente.”
Secondo recenti dati italiani del 2024, l’aderenza alla DM risulta più elevata tra i 17 e i 40 anni rispetto agli over 40 (4). Da cosa potrebbe dipendere questa differenza? E quali sono gli ostacoli principali che rendono difficile seguire correttamente questo modello alimentare?
“Una possibile spiegazione è che i giovani adulti tendono a essere più ricettivi verso i temi della salute e del benessere, anche grazie alla maggiore esposizione a campagne di sensibilizzazione e all’uso di strumenti digitali, come app per monitorare l’alimentazione. Con l’aumentare dell’età, invece, può diventare più difficile modificare le proprie abitudini alimentari, soprattutto se non si è mai prestata particolare attenzione alla dieta in passato. Naturalmente, una correlazione da sola non basta a spiegare un fenomeno complesso come questo. Nella pratica clinica, infatti, valutiamo ogni caso singolarmente e cerchiamo di intervenire laddove possibile, puntando a far comprendere i benefici concreti che una buona aderenza alla DM può avere sulla salute.
In generale, un ostacolo importante – soprattutto durante il pranzo – può essere rappresentato da impegni di lavoro. Spesso, per ragioni logistiche, è difficile seguire un’alimentazione sana quando si mangia fuori casa, e si tende a consumare pasti eccessivamente ricchi di grassi.
Una possibile strategia? Ridurre le porzioni: in questo modo è possibile contenere l’apporto calorico, anche quando la qualità del pasto non è delle migliori.”
Bibliografia
- Istituto Superiore di Sanità. (2025). La Dieta Mediterranea. Sistema Nazionale Linee Guida.
- Zhang, J., Cao, X., Li, X., Li, X., Hao, M., Xia, Y., Huang, H., Høj Jørgensen, T. S., Agogo, G. O., Wang, L., Zhang, X., Gao, X., & Liu, Z. (2023). Associations of Midlife Dietary Patterns with Incident Dementia and Brain Structure: Findings from the UK Biobank Study. The American journal of clinical nutrition, 118(1), 218–227. https://doi.org/10.1016/j.ajcnut.2023.05.007
- Trichopoulou A et al. Diet and overall survival in elderly people. BMJ. 1995 Dec 2;311(7018):1457- 60
- Cardamone E, Iacoponi F, Di Benedetto R, et al. Adherence to Mediterranean Diet and its main determinants in a sample of Italian adults: results from the ARIANNA cross-sectional survey. Front Nutr. 2024;11:1346455. Published 2024 Feb 27. doi:10.3389/fnut.2024.1346455