Mangiare da soli fa la differenza? Socialità, alimentazione e salute dopo i 65 anni

Persone intorno a un tavolo che mangiano. Indica convivialità

In molte società e culture, e in particolare in quella italiana, la socialità legata al cibo ha un valore centrale. Riunire la famiglia a tavola non è un’abitudine riservata alle grandi occasioni, ma un gesto quotidiano che contribuisce a rafforzare il senso di appartenenza e di condivisione. Con l’avanzare dell’età, tuttavia, cresce il rischio di isolamento sociale: i pasti vengono consumati più frequentemente in solitudine e la struttura relazionale che sostiene la convivialità tende progressivamente a indebolirsi. Questo cambiamento può influenzare il modo di vivere l’atto del mangiare, riducendo le interazioni sociali e incidendo negativamente anche sulla propensione a mangiare in modo adeguato.

Il tema è stato recentemente affrontato da ricercatori australiani della Flinders University, che attraverso una revisione sistematica hanno analizzato l’impatto del mangiare da soli nella popolazione over 65. In particolare, gli autori hanno valutato l’associazione tra il consumo dei pasti in solitudine e diversi indicatori nutrizionali e fisici, come la qualità della dieta, il peso corporeo e la fragilità.

Mangiare da soli e qualità dell’alimentazione negli anziani

La revisione sistematica ha incluso 24 articoli con studi condotti su adulti di età pari o superiore ai 65 anni che vivono in modo indipendente. Nel complesso, la maggior parte degli studi ha evidenziato un’associazione tra il consumo dei pasti in solitudine e una peggiore qualità della dieta. In particolare, mangiare da soli risulta correlato a una minore varietà alimentare e a un ridotto consumo di alcuni gruppi di alimenti chiave, come frutta, verdura e carne. La valutazione di specifici alimenti ha inoltre evidenziato come mangiare da soli favorisca il consumo di cibi pronti e di creme spalmabili ad alto contenuto di grassi.

Sebbene i risultati non siano completamente omogenei tra gli studi inclusi, il quadro complessivo suggerisce che il contesto sociale del pasto rappresenti un fattore rilevante nel determinare le abitudini alimentari in età avanzata.

Associazione con peso corporeo e fragilità

Oltre agli aspetti dietetici, la revisione ha analizzato anche le relazioni tra il mangiare da soli e alcuni outcome fisici, tra cui variazioni di peso e fragilità. Diversi studi hanno riportato un’associazione tra il consumo dei pasti in solitudine e un aumentato rischio di perdita di peso non intenzionale. Alcune evidenze, infine, indicano un possibile legame tra il mangiare da soli e una maggiore probabilità di fragilità, sebbene in uno studio la correlazione non sia risultata statisticamente significativa dopo l’aggiustamento per la depressione.

Nel loro insieme, i dati suggeriscono che il mangiare in compagnia possa rappresentare un elemento fondamentale da tenere conto per la salute degli anziani. Risulta quindi importante considerare le abitudini legate ai pasti come parte integrante della valutazione nutrizionale e  promuovere interventi che favoriscano la convivialità, con potenziali ricadute positive sia sullo stato nutrizionale sia sul mantenimento della condizione fisica.

 

Bibliografia

Wyman, C., Thomas, J., Lawless, M., & Yaxley, A. (2026). Associations between nutritional and physical outcomes of community-dwelling older adults eating alone, versus with others: A systematic review. Appetite217, 108327. https://doi.org/10.1016/j.appet.2025.108327

 

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