
Il tema dell’insicurezza alimentare, intesa come difficoltà di garantire un accesso stabile e adeguato al cibo, rimane, anche in Italia, drammaticamente attuale. Sebbene alcuni indicatori mostrino un miglioramento nel lungo periodo, altre dimensioni della povertà alimentare, in particolare quelle legate alla qualità nutrizionale della dieta, stanno nuovamente peggiorando. Milioni di famiglie continuano a vivere condizioni di fragilità economica e sociale che si riflettono direttamente sulla capacità di sostenere un’alimentazione equilibrata e adeguata.
A questo proposito, Azione contro la Fame, in collaborazione con Percorsi di Secondo Welfare e l’Università degli Studi di Milano, ha recentemente pubblicato un approfondimento basato sull’elaborazione dei dati relativi alla povertà alimentare (tra cui Istat ed Eurostat), sull’analisi dei principali fattori di rischio e sulla valutazione delle misure oggi disponibili per contrastare l’insicurezza alimentare nel nostro Paese.
I dati a livello nazionale
L’analisi del periodo 2014-2024 (dati ISTAT) mostra una riduzione complessiva dei livelli di insicurezza alimentare, se consideriamo la quota di famiglie che non dispongono di risorse economiche sufficienti per acquistare il cibo necessario: si passa dall’8,9% del 2014 al 2,6% del 2024.
Anche l’indicatore combinato, che include, oltre alla mancanza di denaro per l’acquisto degli alimenti anche l’impossibilità di consumare almeno un pasto proteico almeno due giorni, evidenzia un calo significativo, dal 4,7% nel 2014 all’1,1% nel 2024.
Tuttavia, l’insicurezza alimentare moderata, misurata attraverso la difficoltà a mantenere una dieta adeguata (in particolare la possibilità di consumare un pasto proteico ogni due giorni), ha ripreso a crescere a partire dal 2022. Questa condizione riguarda oggi il 9,9% della popolazione: quasi 6 milioni di persone, ovvero circa una su dieci (era l’8,4% nel 2023).
Va inoltre sottolineato che, per questo specifico indicatore, l’Italia nel 2024 si colloca al di sotto della media europea dell’8,5%, entrando tra i dieci Paesi con i tassi di insicurezza alimentare più alti.
Ancora vive le disparità tra Nord e Sud
Dal report emerge chiaramente il perdurare di una forte disparità territoriale in termini di insicurezza alimentare. Considerando l’incidenza delle famiglie che nel 2023 mostrano almeno un segnale di deprivazione alimentare, la percentuale nazionale del 14,3% cresce in modo significativo nel Mezzogiorno: raggiunge il 36,5% in Calabria, il 25,6% in Puglia e il 23,2% in Campania. Si tratta di regioni caratterizzate da tassi più elevati di disoccupazione e inattività lavorativa, variabili che potrebbero entrare in gioco nel determinare una maggiore vulnerabilità economica e, di conseguenza, un accesso più precario a cibo adeguato e di qualità.
Le proposte di Azione contro la Fame
Nel report si evidenzia la necessità di un cambio di passo nelle politiche italiane contro la povertà alimentare, a partire dal riconoscimento esplicito del diritto al cibo attualmente non esplicitamente garantito dalle normative Italiane. Il report sollecita inoltre la creazione di un coordinamento strutturato tra ministeri, enti locali ed Enti del Terzo Settore, per garantire interventi coerenti e integrati. Solo un approccio olistico, che unisca welfare, politiche del lavoro efficaci e percorsi di educazione alimentare, può assicurare risposte durature ed equamente distribuite nel territorio nazionale.
Bibliografia
Azione Contro la Fame. (2025). Atlante della fame in Italia: Dati e politiche di contrasto alla povertà alimentare in Italia. In collaborazione con I. Caracozza, C. V. De Tommaso, C. Lodi Rizzini e F. Maino, ricercatrici di Percorsi di Secondo Welfare e Università degli Studi di Milano. A cura di I. Adinolfi, I. Caracozza, G. Carlini, L. Celardo, C. V. De Tommaso, C. Lodi Rizzini, F. Maino e A. Pep. Azione Contro la Fame Italia.


