Attraverso la pratica del gioco è possibile insegnare ai bambini come mantenere una sana alimentazione sia a scuola che a casa. Questo è quanto si evince da un recente studio pubblicato su Nutrients, in cui è stata valutata l’efficacia del FIT game, un esperimento nutrizionale rivolto ai bambini di quattro scuole americane. Queste ultime sono state randomizzate per 8 settimane al gioco cooperativo FIT Game (n=881) in un caso, o ad una condizione di controllo senza l’utilizzo del gioco (n=978), nell’altro.
Il FIT Game è stato presentato ogni giorno sotto forma di episodi in formato fumetto proiettati su un grande schermo nella mensa della scuola durante la pausa pranzo. Tutti i bambini potevano guardare gli episodi in cui venivano comunicati gli obiettivi giornalieri di consumo di verdura in tutta la scuola e illustrati i progressi degli eroi del gioco quando questi obiettivi venivano raggiunti collettivamente (1).
Al termine dell’esperimento e attraverso l’analisi statistica effettuata è stato possibile raccogliere dei risultati rilevanti. Negli ultimi giorni di FIT game e tre mesi dopo l’esperimento sono state fatte delle stime fotografiche del consumo di frutta e verdura e determinate le concentrazioni di carotenoidi della pelle (considerati dei buoni biomarcatori) dei bambini. Ne è risultato che i bambini che frequentavano le scuole Fit Game consumavano più frutta, più verdura, e avevano più carotenoidi nella pelle anche a distanza di tre mesi dall’esperimento, dimostrando come il gioco avesse effettivamente influito nell’apprendimento di buone pratiche alimentari.
Anche in Italia sono pochi i bambini che consumano le quantità di frutta e verdura giornaliere raccomandate dalle linee guida. Il sistema di sorveglianza nazionale “OKkio alla SALUTE”, nell’ultima rilevazione (anno 2019),evidenzia come su 50.000 bambini di III media sottoposti a monitoraggio, ben il 20,4% sia in sovrappeso e il 9,4% obeso. I dati per quel che riguarda il consumo di frutta e verdura rimangono poco incoraggianti evidenziando come il 24,3% dei bambini italiani non li assuma quotidianamente.
Le crescenti preoccupazioni circa la possibilità di intensificare i programmi di educazione alimentare coinvolgono tanto il settore pubblico quanto il privato, spingendo il mondo della ricerca a trovare differenti possibili soluzioni. A tal proposito, ampia è la letteratura che dimostra come l’educazione alimentare sia una pratica facilmente applicabile ai sistemi di ristorazione scolastica. Il Fit Game ne è un esempio.
I pasti scolastici giocano un ruolo importante nel fornire accesso a un’alimentazione sufficiente e sicura per tutti, sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, attraverso programmi nazionali, regionali o locali. Inoltre, la refezione scolastica può essere considerata un momento educativo in sé, che attraverso differenti attività o proposte trasmette agli alunni informazioni alimentari ed abitudini corrette (1).
- Wengreen, H. J., Joyner, D., Kimball, S. S., Schwartz, S., & Madden, G. J. (2021). A Randomized Controlled Trial Evaluating the FIT Game’s Efficacy in Increasing Fruit and Vegetable Consumption. Nutrients, 13(8), 2646.
- Pagliarino, E., Santanera, E., & Falavigna, G. (2021). Opportunities for and Limits to Cooperation between School and Families in Sustainable Public Food Procurement. Sustainability, 13(16), 8808.